"L'ORIZZONTE DELLA SCOMPARSA"

“L’orizzonte della scomparsa” di Giuliana Altamura  – Masilio Editore – pag. 230
Considero questo romanzo un vero e proprio “rompicapo”. L’ho già letto tre volte e ognuna ha sollecitato in me riflessioni nuove. Dietro le vicende di Lana, giovane e bella americana dalle aspirazioni indefinite e Christian, talentuoso musicista italiano finito in Canada per un PhD, in realtà si nasconde il tema del mistero che governa le nostre esistenze. Chi siamo veramente? Siamo in grado di aiutare la nostra più intima natura a progredire da un livello inferiore - caos - ad un livello superiore, attraverso l’esercizio del controllo? Per provare a riuscirci dovremmo imparare ad avere consapevolezza del cono d’ombra che ciascuno di noi si porta dentro. Chi è incapace di guardarsi dentro da solo spesso si affida ad altri esseri, a volte persone in carne ed ossa, altre volte entità virtuali o divine; una cosa è certa: tutti abbiamo bisogno di qualcosa che, come racconta Lana “Mi ricuciva, mi metteva insieme dopo essere stata strappata. E forse non era nemmeno l’amore, ma qualcosa di più simile al perdono”.

Entrambi i personaggi principali si riveleranno legati ad una terza figura, il misterioso Blaxon, che si muove nel virtuale e nel deep web. E proprio con riferimento a quest’ultimo aspetto, questo romanzo mi ha rivelato mondi (e siti internet) prima d’ora sconosciuti, gettandomi in alcuni casi nello sconcerto. Attraverso il racconto di episodi scabrosi (a volte tanto raccapriccianti da essermi rammaricata di non aver ripreso la mia faccia per vederne le espressioni mentre leggevo certe pagine) l’autrice riesce a dire bene - senza mai giudicare - quale grande malessere può nascondersi nella vita di ciascuno di noi e perfino dietro quella del più insospettabile dei geni, rivelando quale impegno ci voglia per liberarsi dall’ossessione del controllo e per imparare a scegliere di essere ciò che davvero siamo, con luci e ombre.

Grazie alle accurate descrizioni dei luoghi in cui i protagonisti si muovono, soprattutto Montreal e Parigi, il lettore avrà la sensazione di trovarsi davvero ora nella metropoli canadese, ora nei vicoli della capitale francese. Bello infine l’omaggio all’arte ed alla musica classica in particolare, di cui l’Altamura si dimostra fine conoscitrice.

Di sicuro la scrittura è scorrevole e i dialoghi appassionano, però non so se questo romanzo piacerà proprio a tutti (così come è piaciuto a me che di tanto in tanto ho desiderio di rileggerlo). Non lo legga chi ha capito tutto della vita, chi ama le cose dai contorni definiti e sa tenere chiuse le porte segrete della propria anima. Tutti gli altri, invece, corrano in libreria per acquistarlo.


Un personaggio minore: Brian (pag. 23) Una parola nuova: “nembo” (pag. 76) significa “Grossa nuvola scura, portatrice di pioggia violenta” Una citazione: “Com’è bella e com’è prodigiosa l’inintellegibilità del mondo - siamo io e te, Lana, il resto non conta - risplende davanti a noi e non fa più paura”. (pag. 218)


A cura di Giusy Santomanco