PRANZARE CON UN FRISA

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Può un semplicissimo pezzo di pane biscottato che si chiude su se stesso a mo' di tarallo darci la misura di quanta storia racchiude la terra di Puglia?

La frisa sì. È un pezzo di storia prima ancora che un pezzo di pane biscottato. In tempi in cui era d'obbligo fare di necessità virtù, essa costituiva un modo pratico e funzionale per avere sempre a portata di mano un tozzo di pane "a lunga conservazione".
I pescatori usavano bagnare la frisa in acqua marina prima di condirla con pomodori, origano, sale e un filo d'olio d'oliva, o la usavano come fondo per le zuppe di pesce o di cozze.
La sua forma risponde a precise esigenze di trasporto e conservazione. Le friselle venivano infilate in una cordicella i cui terminali venivano annodati a formare una collana, che era facile appendere per un comodo trasporto e per la conservazione all'asciutto.
La frisella era un pane da viaggio, non a caso divenne il "pane dei crociati", che dalla Puglia partivano per la Terra Santa.

Magari dopo una sosta all'ombra di un menhir, che "cristianizzati" con l'incisione di croci divennero pietre miliari (in Puglia se ne contano 79) per riti come la benedizione dei ramoscelli d'ulivo la Domenica delle Palme