Dei tratturi, del viaggio, della bellezza, ossia Modalità TRANSUMANZA.

A cura di Michele Polignieri

E vanno pel tratturo antico al piano,
quasi per un erbal fiume silente,
su le vestigia degli antichi padri”
(G. D’Annunzio - I pastori)

Il viaggio accende gli occhi, il viaggio scalda il cuore, il viaggio contempla la bellezza, ma su tutto, il viaggio comprende e tramanda.

San Marco in Lamis in provincia di Foggia, da latino "nelle paludi", Parco Nazionale del Gargano, riceve immortalità letteraria da Riccardo Bacchelli in IL BRIGANTE DI TACCA DI LUPO:

"Come uno spaccato verde tra aridi colli, s'apriva, fresco d'alba, il vallone dove si stipa San Marco in Lamis, paese singolare per la distribuzione regolare delle strade ai lati della via maestra, onde le rosse, vivide file di tetti a due spioventi uguali, uguali anch'esse le case d'altezza e dimensione, si allineano e si spartiscono come un ammattonato a spina...".

Da qui si muovono animali e uomini, nomadi da secoli, sulle strade della memoria che ormai nessuno piu’ percorre, un esodo perpetuo di carne e sangue che ci piace osservare non in una evocazione archeologica, ma in una espressione di organizzazione perfetta, quasi militare a guardarne la cura dei dettagli, che dal 23 maggio ha portato, per 180 kilometri ed attraversando l’agro e le città di ben 27 comuni, 300 vacche di razza podolica, marchigiana maremmana e meticci di proprietà dell’allevamento Colantuono; destino camminatore il loro, nella perenne altalena appulo molisana; detenendo il merito, certamente, pur se non da soli, di mantenere in vita la antica pratica economica, quella zootecnica silvo pastorale cioè, che forma il grande profilo della millennaria produzione lattiero casearia della bella Italia Meridionale.

I percorsi sono figli di un trasferimento lento, mi dice Nicola Diniro, responsabile del Moligal di Campobasso, non solo dettato dalle mandrie e dalle greggi che da sempre solcavano questi luoghi, bensì dalle migrazioni che alcuni individuavano come pellegrinaggi verso Gerusalemme, ma che in realtà vedevano in Costantinopoli la meta privilegiata.

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Tutto questo sono i tratturi:

111 metri di larghezza, i famosi 60 passi napoletani, spesso ricoperti da sterpi, erbe spontanee, ciotoli o, addirittura, divorati da recinzioni improprie secondo il piu’ classico dei malvezzi italici del “che se una cosa non la usa nessuno vorrà dire che non serve e percio’ me la posso prendere”:
costituirono la prima via di comunicazione collaterale alla Via Appia, la strada delle strade scolpita nella pietra, che soldati, mercanti, carrettieri, ma anche pecore, vacche e pellegrini, percorrevano per il raggiungimento della porta d’oriente, Brindisi, ma anche di Siponto, l’attuale Manfredonia, un nord est pugliese cui si accedeva da un derivato secondario del Regio Tratturo Melfi - Castellaneta , indicato come “vie del sale”.

Recuperare le mappe e la traccia archeologica di tanto splendore non puo essere esaustivo se a cio non si restituisce la fruibilità del cammino cui anni di abbandono e predazioni hanno in qualche modo minato.

Dal 2016 con la proclamazione dell’anno dei cammini, il Ministro Franceschini indico’ a chiare lettere che il turismo lento sarebbe diventato la destinazione delle destinazioni… Non piu’ coazione compulsiva di foto e oggetti da riportare a casa…

Il camminatore, nuovo interprete di questa magnifica deriva culturale, non sa se partire con lo zaino vuoto o pieno.

La differenza la fa la propria declinazione del viaggio.

Entrambe di interesse certo: immensa la prima, zaino vuoto da riempire di sogni ed afrori animali; utilitaristica ed efficace la seconda,svuoto lo zaino dal cibo del corpo per riempirlo con il cibo della mente durante il cammino. Tutte indicano un “dopo”, la fase cioè della trasformazione e della comprensione, un esercizio introspettivo ben piu’ raffinato della mera fruizione dei luoghi cui da troppo tempo siamo abituati.

Dall’Appia, il regio Tratturo Melfi Castellaneta di volontà Federiciana, ci indica il percorso che il nostro popolo meridionale ha realizzato sino ad oggi.

Una razza-popolazione così creata sulla traccia delle migrazioni, che hanno nelle stazioni di posta di Jesce ad Altamura (imbocco del tratturo tarantino per Castellaneta), Gravina in Puglia (raggiunta da Foggia e da Melfi con altrettanti tratturi) per la discesa ad Heraclea, Policoro, i gangli intermedi e terminali per il raggiungimento della Calabria... con relativa corsa di ritorno.

Analoghe tracce scendono da L’Aquila, ma la spina dorsale è sempre lei, prima strada moderna cui tutti dovremmo un po di considerazione, l’Appia Antica, la strada cioè che rigenera il nostro essere dannatamente centripeto, quello che alimenta, cioè, il desiderio ossessivo di qualcosa di sempre più grande da raggiungere… ma abbandonarsi alla fuga dal centro, l’essere centrifughi, rende la vita empatica ed emendata dall’affanno dell’arrivismo, dalla politica o, come suggerisce Paolo Rumiz nel libro dedicato alla Via Appia ”lontani dall’arroganza che ogni usciere o portaborse ed ogni particella vivente respira in un centro francamente troppo ministeriale”.

Ecco il fascino della strada, zaino pieno o vuoto sia per partire che per ritornare.

Sarà questo, forse, il richiamo mistico che tratturi evocano sul camminatore moderno?

I tratturi e le tracce del viaggio.

Il termine tratturo viene utilizzato in modo specifico a partire dal 1480, per indicare il percorso erboso seguito dagli animali durante la transumanza

Le Costituzioni di Melfi ( la più indicativa raccolta giuridica della cultura di Federico II di Svevia) furono promulgate nel 1231 dall'imperatore svevo nella città di Melfi e raccolte nel Liber Augustalis. Al suo interno era introdotta la previsione di norme e leggi per la regolamentazione del vivere comune, che comprendevano anche una serie di dettati indicativi della prima forma di codice “stradale” e di pratiche di rimborso per danni provocati dagli aniamli in viaggio; una sorta sdi summa tra Regolamento di Polizia Veterinaria e Codice civile.

Melfi Castellaneta

Celano Foggia

Foggia Campolato

Pescasseroli Candela

Casteli di Sangrio Lucera

Santeramo in Colle Laterza, ed ancora Lavello Montemilone Venosa, Spinazzola Gravina, direttive che si snodano tra i comuni che sottendono la rete tratturale, ma ancora e tanti quelli censiti dal Demanio Armentizio di ciascuna regione.

DA PIERLUIGI GIORGIO.jpg5.jpg

Ne parlo con una cara amica…. Elena Saponaro* (Polo Museale della Puglia - Ministero Beni Culturali)

"Tra Tardoantico e Medioevo la fitta trama dei tracciati si confonde, si sviluppa e si trasforma profondamente, il sistema stradale resiste, ma si disarticola con deviazioni, intersecazioni, strade rurali, sentieri, che non posseggono più il tratto cristallino dei tracciati antichi. La viabilità così viene ampliata sulla base degli antichi tracciati romani ramificandosi in più diverticoli consentendo di unificare Occidente ed Oriente. Questi tracciati che si svilupparono anche grazie alla crescita di santuari e chiese rupestri in Puglia, hanno permesso di rintracciare i siti archeologici esistenti lungo i tragitti.

E ancora….

...Vari insediamenti si susseguono lungo le principali arterie di penetrazione della Puglia, (Appia e Traiana), da queste arterie principali partono delle strade di accesso che conducono nei centri rupestri.

Ecco la sintesi che le transumanze di ieri e di oggi vorrebbero indicarci costantemente….le strade partono… Si, è sempre quella la metafora che ci spinge alla ricerca del viaggio……."

Il cibo dei tratturi

Si consuma, per ovvie ragione, dapprima cio’ che si ha intorno, sarà poi la cultura di un popolo a trasformare il cibo in ricetta secondo la propria vocazione oltre che potenziarsi in relazione ed affettività reciproca, pratica propria della comunicazione orale che ci consente di stare insieme.

La deriva salutistica che oggi ci insegue tra pagine di giornali e talkshow televisivi, offre lo spunto per una riflessione critica verso temi abusati in ordine alla offensività dell’utilizzo nella propria alimentazione di alimenti di origine animale;

Titolo ed esempio dunque, anche per le nuove generazioni millennials e multitasking, il manuale di sopravvivenza alle news di bassa corte per poter realizzare la piena integrazione di una pratica alimentare secondo le giuste quantità, mitigando così gli “anticlaim” che qualche originale sventola per una mezza copia di libro in più… da vendere.

Piace qui ricordare e ricordarmi, che siamo nomadi e pertanto un popolo pastore naturale, con apparati enzimatici di comprovata efficacia a digerire proteine e grassi animali, oltre che capaci di sperimentare il logico equilibrio dettato “è la a dose che fa il veleno”.

La mozzarella come noi tutti oggi conosciamo, accellerata dall'acido citrico per formare la cagliata in pochi minuti, è altro cosa, un mezzo cibo, un esercizio masticatorio che volutamente qui è elegante ignorare, pur se assolta da un pachidermico corredo di validazioni legislative e sanitarie, cosi come altri artifizi tecnologici estranei alla natura intestinale (da li il macroscopico dilagare delle intolleranze), stabilizzatori del colore, fermenti selezionati da aggiungere al latte durante la trasformazione in formaggi, addensanti, coloranti, fumo liquido ed ogni artifizio che la tecnologia casearia ha colpevolmente legittimato.

Eccoli il poligono tetragono ed i suoi immensi tetravertici:

Caciocavallo Giallo, Manteca da ricotta Gialla, Scamorza Gialla, Formaggio giallo

Il colore su tutto, testimonianza della presenza di generose quantità di biomarcatori cromatici, potentissimi antiossidanti naturali, con a capo il beta carotene ed il CLA in testa (compresenti a terpeni e fenoli responsabili , forse, del corredo aromatico vitale del latte bovino/ovino/caprino), markers veri e propri per un latte ‘d’erba di qualità immacolata, che trasferisce nell’immediato l’idea del valore immateriale di una matrice alimentare arcaicamente naturale creata dall’amore per la qualità della vita lenta, ca va sans dire….

“Delle vacche e delle pecore si pensa male
 perché non danno brividi
 come i serpenti o i topi…
soffro a vederle chiuse nella mangiatoia… io le voglio vedere al vento 
al sole… “
(Franco Arminio)

La monticazione e demonticazione mammifera Patrimonio UNESCO ?…

Certo se ne parla ed è piu’ che una idea se non una “speranza certa”; la proposta è giunta a Parigi e ne è stata formalizzata la candidatura . Il 27 marzo è partito l'iter per la valutazione sulla proposta del ministero delle Politiche Agricole. Prima ancora era partita dal Molise, al quale si sono unite Austria e Grecia…….ma non turbiamo i sogni dei nostri paladini transumanti; oggi l’Italia vi dice grazie per tutta la bellezza che i vostri racconti continueranno a preservare dall’ossidazione del tempo, questo si, un patrimonio ecumenico.

Nell’attesa non ci resta che sfrigolare aspettando il ritorno settembrino delle vacche, da Frosolone in Molise, per poterle festeggiare e ringraziare, ancora di piu’, il clan dei Colantuono con a capo l’indoma, tenace e capace Carmelina, oramai diventata una icona, la cow girl nazionale, colei che tutti vorrebbero sposare al proprio figlio.

*Nicola Diniro - Direttore Agenzia Sviluppo Rurale MOLIGAL - Campobasso
**Dott.ssa Elena Silvana Saponaro


Direttore Museo Nazionale Archeologico di Altamura (Bari)  Direttore di Castel del Monte (Andria) 
POLO MUSEALE DELLA PUGLIA 
via  Pier L'Eremita, 25/b  70122 Bari